Venerdì 21 ottobre ore 20.30, via Zamboni 38
Tavola rotonda salario/reddito
Negli ultimi anni, tanto in Italia quanto sullo scenario transnazionale, si sono definite una serie di lotte nel mondo del lavoro e attorno al tema del salario. Conflitti contro licenziamenti e delocalizzazioni, picchetti e blocchi lungo le catene della logistica, scioperi nel lavoro di piattaforma come quello dei riders, mobilitazioni sul tema della disoccupazione. Al contempo, pur sotto il costante attacco da parte di attori come Confindustria e sotto la spinta delle politiche messe in atto dall’Unione Europea, si sono posti all’attenzione pubblica e nelle politiche temi come quello del salario minimo e del reddito di cittadinanza.
D’altro canto, alcuni elementi che potrebbero essere considerati appartenenti al mondo del lavoro hanno invece attraversato il lessico e le pratiche di molti movimenti. Si pensi ad esempio al fatto che sia il movimento transfemminista che quello ambientalista hanno attivato e risignificato la parola d’ordine dello “sciopero” contro la violenza patriarcale e per la giustizia climatica riuscendo a trasformarlo da una pratica solo vertenziale in un processo di articolazione politica tra istanze e soggetti diversi. O a quando a marzo un giovane studente in alternanza scuola lavoro è morto sul posto di lavoro, in molti cortei studenteschi venne cantato il coro di GKN “Insorgiamo”.
Durante i picchi più intensi della pandemia, gli scioperi e le proteste nei settori decretati “essenziali”, occupati in gran maggioranza da donne e migranti, e il fenomeno delle grandi dimissioni hanno portato alla luce un rifiuto generalizzato dello sfruttamento, mentre la rivoluzione industriale 4.0, il digitale e le piattaforme stanno modificando le forme di produzione, distribuzione e consumo.
Siamo dunque di fronte da un lato a un nuovo processo di ristrutturazione capitalistica, ma dall’altro anche a una sequenza di crisi che si accumulano e che difficilmente faranno preludere a lisce transizioni e a dinamiche lineari di ricomposizione. Se il Green New Deal e i Recovery Plan hanno tentato di rispondere alla crisi ecologica e pandemica, prefigurando anche nuove forme di sviluppo, oggi con la crisi energetica e inflattiva – aggravata in modo radicale dalla guerra in Ucraina – si riaffacciano logiche di austerità e il futuro governo Meloni pare determinato anche ad attaccare il reddito di cittadinanza e a inasprire le gerarchie del mercato del lavoro lungo linee di razza e genere, facendo anche affidamento sul lavoro riproduttivo gratuito e di cura sottopagato svolto prevalentemente da donne e migranti.
In questa tavola rotonda, vorremmo dunque discutere le modalità, le ipotesi e le prospettive di convergenza che possono coinvolgere soggetti sociali e terreni di lotta che fino ad ora si sono mossi per lo più in modo separato, così come valorizzare le risonanze tra questi contesti quando si sono date. In che modo la lotta di GKN si è aperta dalla singola fabbrica a un piano più ampio? Come i conflitti nella logistica possono articolare una più complessiva logistica delle lottemettendo in collegamento le differenti posizioni di lavoratori e lavoratrici, migranti e non a livello tanto locale come transnazionale? In che modo le gerarchie di genere e razza nel mondo del lavoro possono essere rovesciate in linee di forza, mentre le politiche per ‘la parità di genere’ hanno chiaramente la funzione di governare e precarizzare l’insubordinazione nel lavoro? Come la crisi inflazionista e economica prodotta dalla guerra impatterà sul lavoro produttivo, su quello riproduttivo e sul welfare? L’attacco al reddito di cittadinanza e il tema del salario minimo possono diventare terreni di lotta comune?
Ne parliamo con:
Collettivo di fabbrica GKN
Coordinamento Migranti
Noi non paghiamo
Maurizio Bergamaschi (Università di Bologna)
Laboratorio Smaschieramenti