Questa manifestazione si inserisce all’interno del percorso della convergenza che sta vedendo l’incontro tra realtà che lottano sul proprio posto di lavoro e le grandi battaglie ambientali e climatiche. La lotta degli operai della GKN ci ha mostrato che la dicotomia tra lavoro e ambiente è finta ed imposta dal sistema di sviluppo in cui viviamo e che si può condurre una mobilitazione nei posti di lavoro che sia in grado di mettere in discussione il paradigma della crescita ad ogni costo e proporre un modello di lavoro più giusto e più degno. Una nozione che da sempre come movimento No Tav ci portiamo dietro, quando affermiamo che “c’è lavoro e lavoro”, che un altro modo di pensare il rapporto tra uomo e natura è possibile.
Da questa consapevolezza diffusa è nato l’incontro tra GKN e i movimenti climatici giovanili, in cui si fa sempre più spazio la necessità di vedere la questione climatica e quella sociale come intimamente collegate. Ecco dunque l’appello a convergere, a immaginare e costruire praticamente insieme percorsi per una fuoriuscita da un sistema che mette il profitto al primo posto.
Un esempio evidente delle contraddizioni di questo sistema è quello del megaprogetto del Passante di Mezzo di Bologna che, se realizzato, porterà ad un ampliamento dell’autostrada che diventerà di 18 corsie per 13 Km, con una larghezza di 72m (larga in pratica come Piazza Maggiore), con evidenti implicazioni riguardo all’ambiente e alle emissioni. Questo Passante è ritenuto, ancora una volta, un’opera strategica per le catene logistiche della pianura emiliana. Dunque assistiamo al paradosso per cui una megaopera ecocida come il TAV viene colorata di verde con la scusa di spostare il traffico su rotaia sebbene i flussi siano continuamente in calo, mentre in uno dei luoghi dove questo traffico è più frenetico si continuano a costruire ed allargare autostrade per soddisfare la fame di cemento di costruttori e multinazionali. Ecco tutta l’ipocrisia del mondo che ci è stato consegnato.