Da quindici anni viviamo in un mondo contrassegnato da crisi: economiche, sociali, politiche, internazionali, tutta una serie di certezze che dal secondo dopoguerra avevano contraddistinto la vita dellз giovanз (quanto meno quelli del nostro paese) non solo non sono più vere ma si sono completamente ribaltate.
Fin da giovanз ormai il sistema ci abitua a una vita precaria che già dalle istituzioni scolastiche ci infarcisce di nozioni come il merito e la concorrenza e ci dice che solo individualmente possiamo emergere e avere successo, in istituti fatiscenti e con personale sottodimensionato, spesso precario, con programmi obsoleti e studentз costrettз a lavorare durante il proprio percorso scolastico.
Da gennaio a questa parte, tre studenti sono morti durante dei percorsi di stage all’interno dei CFP e uno è rimasto ferito. Lorenzo Parelli, Giuseppe Lenoci e Giuliano De Seta sono stati uccisi dalla scuola – lavoro, sono vittime innocenti di un sistema che antepone il profitto alle vite delle persone, che fa dell’istruzione uno strumento di asservimento al capitalismo e alle dinamiche di sfruttamento e precariato intrinseche della nostra società. Ciò è successo perché lз studentз vengono messз a lavorare nello stesso identico contesto in cui muoiono 4 lavoratorз ogni giorno. Negli scorsi anni si sono già verificati incidenti gravi che hanno coinvolto studenti in stage PCTO, ciononostante non è stata presa alcuna misura per la loro tutela né si è messo in alcun modo in discussione il modello dell’alternanza scuola-lavoro nel suo complesso, nonostante le numerosissime attivazioni e mobilitazioni dellз studentз.
Una situazione di precarietà e sfruttamento che non migliora neanche per chi decide di continuare i propri studi in università e accademie, con questi luoghi che diventano sempre più accessibili per i costi e per lo stress delle consegne e degli esami, con la paura di finire fuoricorso che, per l’attuale modello di università, vuol dire avere fallito. L’italia non a caso è il penultimo in Europa per numero di persone laureate. Un dato che riflette diseguaglianze sociali in quanto chi si trova in condizione economiche subalterne è la prima persone che si trova nella condizione di abbandonare gli studi. Spesso ci si ritrova costrettз a fare uno o due lavori per potersi pagare gli studi, soprattutto per chi decide di studiare fuorisede, una decisione spesso dettata dalla carenza di strutture o di un’offerta didattica adeguata nel proprio territorio. Anche per chi studia in università e nelle accademie lo sfruttamento è un elemento presente in moltissimi programmi didattici, con stage curriculari non retribuiti e spesso senza neanche alcun tipo di rimborso per spese come quelle di viaggio e per i pasti. Il fatto che gli stage siano inseriti nel contesto di una filiera produttiva privata amplia il grado di sfruttamento in quanto il lavoro non retribuito diventa fonte di profitto per le aziende. Inoltre spesso queste aziende sono legate alla produzione bellica e/o sono responsabili dell’inquinamento e del riscaldamento globale. Oltre agli stage l’influenza dei privati in tutta l’università è preponderante con interi corsi finanziati da soggetti privati, con programmi didattici interamente asserviti agli interessi di profitto. Le stesse università si trovano in un sistema competitivo le une con le altre creando un sistema di competizione tra lз studentз, marginalizzando chi non riesce stare al passo.Fuori dal mondo della formazione la situazione non è di certo migliore. Siamo il paese che da dieci anni vede un tasso di disoccupazione giovanile oltre il 30% senza che la politica faccia interventi diversi dalla decontribuzione per le imprese, il numero di NEET che ha abbondantemente superato il milione di giovani, un dato drammatico che ci riporta il dato di una generazione che vive profondamente i segni di questo insieme di crisi. Anche chi un lavoro lo trova si trova spesso a saltare da un contratto precario a un altro, con stipendi bassi e lavori in nero, nessuna stabilità economica e pochissime tutele sindacali; questo a ruota porta lз giovanз italianз a essere quelli che in Europa più tardi riescono ad andare a vivere fuori casa e non certo perché siamo “mammonз” come spesso la stampa ci definisce. Come ci sentiamo dire spesso, con aria dispiaciuta da accademicз, ricercatorз e politicз “per la prima volta nella storia recente la nostra generazione sarà più povera di quella che l’ha preceduta”. Parole piene di pietismo con le quali però non riusciamo a pagare l’abbonamento dei trasporti, la retta universitaria, le bollette o anche solo un concerto o una serata in compagnia.
Per questo abbiamo deciso di ribellarci a questa condizione e di DECIDERE NOI sul nostro futuro. Per queste motivazioni in questo autunno stiamo attraversando diverse piazze e, come fatto il 26 marzo scorso a Firenze e il 25 settembre, saremo a Bologna insieme al Collettivo di Fabbrica GKN e Fridays For Future Italia, perchè il nostro sistema è sbagliato e vogliamo cambiarlo dalle fondamenta, perché è necessario che di fronte al nuovo governo che andrà a formarsi tutte le forze di alternativa e del mondo dellз
lavoratorз, collettivi, assemblee, realtà di movimento si organizzino e insieme INSORGANO
per mostrare che un altro mondo è possibile se ci uniamo e lottiamo insieme. Per questo aderiamo e invitiamo tuttз a partecipare alla data nazionale del 18 novembre che abbiamo lanciato questa estate, una data nella quale vogliamo rappresentare e portare in piazza le vertenze, le istanze e la rabbia non solo del mondo della formazione ma di una generazione intera, dellз subalternз, di chi non riesce ad arrivare a fine mese, di chi non vede riconosciuta la propria identità, di chi è sfruttatз in fabbrica, a scuola e in università.
Per questi motivi e per un riscatto della nostra generazione chiediamo:
● E’ necessario che venga istituito un reddito universale che dallз studentз fino allз lavoratorз garantisca che si eliminino le barriere che ostacolano l’accesso all’istruzione e non esistano più forme di lavoro povero o precario
● E’ urgente, innanzitutto, l’abolizione dei PCTO e delle altre forme attuali di
rapporto tra Formazione e Lavoro in favore dell’istruzione integrata, che sappia far contaminare conoscenze teoriche e pratiche rispetto al lavoro e alla produzione che permettano agli studenti e alle studentesse di reimmaginare completamente il sistema produttivo attraverso la creatività e l’applicazione e interpretazione delle proprie conoscenze teoriche
● E’ necessario sancire l’impossibilità di partecipare ai processi produttivi da parte di studentesse e gli studenti, che al contrario potranno assistere in affiancamento a coloro che svolgono il lavoro, evitando che l’attività didattica si trasformi in sfruttamento
● E’ necessaria la formazione e l’istituzione di attività didattiche volte alla
sicurezza e ai diritti dei lavoratori e lavoratrici. Educare al lavoro vuol dire
formare cittadini e cittadine che siano consapevoli dei loro diritti sul luogo di lavoro e abbiano quindi la possibilità di trasformarlo non assoggettandosi a esso
● Devono essere introdotte delle Commissioni Paritetiche che si occupino della progettazione dei percorsi e dell’individuazione degli obiettivi formativi, oltre che i soggetti terzi alla scuola in cui intraprendere percorsi di istruzione integrata.
● Vogliamo infine l’istituzione di un Codice Etico nazionale per le aziende e per gli enti che intraprendono percorsi con le scuole e università da monitorare specificatamente all’interno del singolo istituto tramite la commissione paritetica.
Il nostro futuro è in pericolo e per questo INSORGIAMO, vogliamo costruire un mondo diverso e vogliamo deciderlo noi!
Rete della Conoscenza
Unione degli Studenti
Link – Coordinamento Universitario