Infestazioni

Con questo percorso nato dall’esperienza di XM24, continuato con l’ex Caserma Sani, Bancarotta, via Zago ed altre strade di riappropriazione dal basso, prendiamo parte a questo corteo insorgente poiché ci riconosciamo nelle sue rivendicazioni e negli obiettivi di quella che sarà una giornata di conflitto e di rivendicazione politica.

Siamo statə e intendiamo essere sempre di più al fianco di chi lotta contro lo sfruttamento di luoghi, persone e ambienti, spalla a spalla con le diverse realtà cittadine e italiane che con ogni mezzo stanno cercando di opporsi a questo modello di sviluppo: costruire, edificare e devastare, a suon di tangenti e corruzioni, speculare, licenziare, abbassare il costo del lavoro. Queste sono le parole d’ordine della classe dirigente nazionale che – in piccolo nei territori o in maxi opere che riguardano grandi fette del paese – stanno operando scelleratamente da anni, a discapito di persone, animali non-umani, territori ed interi ecosistemi.

Da 20 anni la Val di Susa insegna: le ruspe e il cemento sradicano alberi e perforano montagne per imporre un’opera non necessaria e calata dall’alto, mentre le forze repressive si impegnano a rovinare la vita con arresti e misure cautelari a chi, con ogni mezzo, vi si oppone. Che si chiami TAP in Salento o Passante di Mezzo a Bologna, poco cambia, il modello si ripropone tale e quale: il loro “progresso” non può fermarsi, le denunce sono già pronte per chi intende provare ad opporvisi.

Nel frattempo i nostri territori non sono sicuri e quando ci scappano i morti (le recenti sentenze del terremoto dell’Aquila e delle alluvioni di Senigallia lo dimostrano) la colpa non è mai di chi quei territori li ha devastati. Assistiamo a un’ulteriore marginalizzazione e colpevolizzazione di chi subisce sulla propria pelle le conseguenze di una giustizia asservita agli speculatori. Come a Taranto con l’Ilva, come all’università di Cagliari dove due piani di aula magna son crollati all’improvviso, come il ponte Morandi a Genova: sono solo alcuni degli esempi di queste politiche progressiste portate avanti negli ultimi anni.

Dopo due anni di pandemia, dobbiamo affrontare un periodo di inflazione che ci ha ulteriormente impoverito, mentre le spese militari non accennano a calare. In una città come Bologna, in cui le case non trasformate in BnB scarseggiano e il prezzo degli affitti di quelle rimaste raggiunge cifre vertiginose, gli studentati di lusso spuntano come funghi e i palazzinarilucrano vergognosamente.

Al contempo, fortunatamente, nascono altre occupazioni, alcuni non si piegano alle logiche del mercato e con ogni strumento provano a riprendere ciò che spetta loro: un tetto, il diritto allo studio, un luogo dove aggregarsi, un terreno su cui coltivare. Salutiamo con gioia ogni tentativo di infestare la città!

Al contrario di quanto si auspica il sindaco più progressista del Paese, noi crediamo che senza conflitto non vi sia cambiamento e siamo qui per rivendicare la necessità di spazi e luoghi dove praticare autogestione,offrire contro–informazione e cultura, dove praticare mutualismo e solidarietà, creare alternative reali dal basso, al modello di vita che ci impongono.

Crediamo che l’apertura di spazi sia necessaria anche per applicare una politica realmente partecipata, per creare basi per le lotte che intendiamo portare avanti. Esistiamo, quindi vogliamo spazio. Vogliamo spazio anche per non cederlo a quelli che sono i nostri nemici: speculatori coi morti sulla coscienza, palazzinari dal portafoglio gonfio, padroni che licenziano lasciando famiglie sul lastrico. Saremo spine per chi trasforma la città in base a logiche di profitto, rovi che si intrecciano contro l’esclusione del povero, del drogato, dell’immigrato irregolare, di chi si ribella e di tutte le soggettività sfruttabili e messe ai margini. Saremo rose per chi vuole costruire un’alternativa che accolga tuttə in ogni forma più indecorosa possibile.

Vogliamo spazio per creare un nuovo modello inclusivo, partecipato e equo di società. Vogliamo spazio per insorgere!

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